Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 24905 del 8 giugno 2023

ECLI:IT:CASS:2023:24905PEN

Massima

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Il delitto di associazione di tipo mafioso di cui all'art. 416-bis c.p. si configura quando un soggetto partecipa stabilmente a un'organizzazione criminale caratterizzata dalla forza di intimidazione del vincolo associativo e dalla condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, finalizzata a commettere una pluralità di delitti, anche non necessariamente violenti, allo scopo di acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, di appalti e servizi pubblici o privati, ovvero per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri. La prova della partecipazione all'associazione mafiosa può essere desunta da elementi indiziari, quali le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, le risultanze delle attività investigative, le intercettazioni telefoniche e ambientali, che dimostrino il concreto e stabile inserimento del soggetto nel sodalizio criminoso, il suo contributo causale alla realizzazione degli scopi associativi e il suo ruolo operativo all'interno dell'organizzazione. Ai fini della sussistenza delle esigenze cautelari, la presunzione di adeguatezza della custodia in carcere per i reati di cui all'art. 416-bis c.p. può essere superata solo in presenza di elementi che dimostrino l'effettiva cessazione della permanenza del vincolo associativo e l'assenza di concreti pericoli di recidiva, non essendo sufficiente il mero decorso del tempo dalla commissione dei fatti contestati.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. RICCIARELLI Massimo - Presidente

Dott. APRILE Ercole - Consigliere

Dott. GIORGI M.Sil - rel. Consigliere

Dott. VIGNA M.Sabina - Consigliere

Dott. DI GERONIMO Paolo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la ordinanza del 19-20/09/2021de1 Tribunale di Catanzaro;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Maria Silvia Giorgi;
letta la requisitoria del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Alessandro Cimmino, che ha concluso chiedendo dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con il provvedimento in epigrafe, il Tribunale di Catanzaro - sezion…

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