Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso avverso l'annullamento di un'autorizzazione paesaggistica, afferma che: Il provvedimento statale di annullamento dell'autorizzazione paesaggistica concessa dalla Regione (o dal Comune delegato) non può basarsi su una autonoma valutazione tecnico-discrezionale della Soprintendenza, ma deve trovare il suo presupposto unicamente su riscontrati vizi di legittimità. La Soprintendenza non può sostituire il proprio apprezzamento a quello del Comune, effettuando una valutazione di merito sulla compatibilità paesaggistica dell'intervento, in quanto tale valutazione è riservata all'ente competente al rilascio dell'autorizzazione. L'annullamento dell'autorizzazione paesaggistica per la mancanza del parere favorevole ex art. 32 della legge n. 47/1985 è illegittimo, in quanto tale parere ha funzioni identiche all'autorizzazione paesaggistica ex art. 7 della legge n. 1497/1939, costituendo entrambi il presupposto che legittima la trasformazione urbanistico-edilizia della zona protetta. Pertanto, la Soprintendenza può solo richiedere la documentazione mancante, senza poter imporre prescrizioni che presupporrebbero l'esistenza in capo alla medesima di un potere di valutazione di merito sulla compatibilità paesaggistica, che invece è stato escluso dalla giurisprudenza.