Il Comune, nell'esercizio dei poteri di vigilanza e controllo sulle attività urbanistico-edilizie del territorio, ha il dovere di adottare provvedimenti definitivi per ripristinare la legalità violata da interventi edilizi realizzati in assenza del prescritto titolo abilitativo, senza che sia necessaria una particolare motivazione in ordine all'interesse pubblico alla rimozione dell'abuso, in quanto tale interesse è in re ipsa e consiste nel ripristino dell'assetto urbanistico violato. L'ordine di demolizione di opere abusive è pertanto un atto dovuto, sufficientemente motivato con il mero accertamento dell'abuso, senza che rilevi l'eventuale presentazione successiva di una domanda di accertamento di conformità, la quale non determina l'effetto sospensivo del procedimento sanzionatorio, previsto espressamente dalla legge solo in caso di presentazione della domanda di condono. Il Comune, nell'esercizio di tali poteri, agisce nell'ambito della propria competenza, senza che possa essere ravvisato un vizio di incompetenza, in quanto a partire dalla legge n. 142 del 1990 i provvedimenti sanzionatori in materia edilizia e di tutela del territorio, tra cui l'ordine di demolizione di opere abusive, rientrano nella competenza del dirigente comunale e non del Sindaco, in quanto atti di gestione.