Cassazione penale Sez. V sentenza n. 33213 del 23 agosto 2012

ECLI:IT:CASS:2012:33213PEN

Massima

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Il possesso di un'arma da parte dell'imputato, pur menzionato verbalmente durante la condotta di minaccia, non integra di per sé l'aggravante di cui all'art. 612, comma 2, c.p. se non risulta provato che l'imputato abbia concretamente tenuto un comportamento idoneo a far temere l'effettivo utilizzo dell'arma. La mera espressione verbale dell'intenzione di utilizzare l'arma non è sufficiente a configurare l'aggravante, essendo necessario che l'imputato abbia posto in essere atti o comportamenti tali da rendere credibile e imminente la realizzazione della minaccia. Il giudice, pertanto, deve valutare attentamente le circostanze fattuali del caso concreto per accertare se la condotta dell'imputato abbia effettivamente integrato gli estremi dell'aggravante, senza poter desumere automaticamente la sussistenza di tale circostanza dalla sola menzione verbale dell'arma. La qualificazione giuridica del fatto deve essere effettuata in base a un'attenta disamina degli elementi probatori raccolti, privilegiando una lettura garantista della fattispecie a tutela dei diritti dell'imputato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SANDRELLI ((omissis)) - Presidente

Dott. BRUNO ((omissis)) - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - rel. Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 18/2009 TRIB. SEZ. DIST. di GALLARATE, del 06/10/2010;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 31/05/2012 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MARIA VESSICHELLI;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. SPINACI Sante che ha concluso per l'inammissibilita'.

FATTO E DIRITTO

Propone ricorso…

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