Cassazione penale Sez. I sentenza n. 16516 del 13 aprile 2018

ECLI:IT:CASS:2018:16516PEN

Massima

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Il tentato omicidio si configura quando l'agente compie atti idonei, diretti in modo non equivoco a cagionare la morte della vittima, pur non realizzandosi l'evento per cause indipendenti dalla sua volontà. L'idoneità degli atti e l'animus necandi devono essere valutati ex ante, tenendo conto delle circostanze concrete e delle modalità dell'azione, come desumibili dal comportamento antecedente e susseguente al reato, dalla natura del mezzo usato, dalle parti del corpo attinte e dalla reiterazione dei colpi. Il dolo richiesto per il tentato omicidio non si identifica con il mero dolo eventuale, ma ricomprende il dolo diretto alternativo, quando l'agente prevede e vuole, con scelta sostanzialmente equipollente, l'uno o l'altro degli eventi causalmente ricollegabili alla sua condotta cosciente e volontaria, ovvero il dolo diretto intenzionale, quando l'evento letale è specificamente voluto come mezzo necessario per raggiungere uno scopo finale o perseguito come scopo finale. La valutazione della sussistenza dell'elemento soggettivo del reato, in assenza di esplicite ammissioni da parte dell'imputato, deve essere effettuata attraverso un procedimento inferenziale, desumendo il dolo da fatti esterni o certi, aventi un sicuro valore sintomatico. Il giudice di appello, nel confermare la qualificazione del fatto come tentato omicidio, ha adeguatamente motivato sulla base delle emergenze processuali, relative all'idoneità dell'arma impiegata, alla sede corporea attinta, alla gravità della lesione inferta e all'atteggiamento psicologico dell'imputato, ritenuto espressivo dell'animus necandi. Il diniego delle attenuanti generiche è parimenti sorretto da congrua motivazione, che ha valorizzato il peculiare atteggiamento psicologico dell'imputato, il quale, anziché informare la Polizia di un comportamento avverso subito, aveva preferito reagire con l'utilizzo di un coltello a fronte di una provocazione. La valutazione equitativa del danno subito dalla parte civile, effettuata in conformità ai criteri adottati in primo grado, non è sindacabile in sede di legittimità, se non per vizi logici o giuridici, non ravvisabili nella specie.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MAZZEI Antonella P. - Presidente

Dott. TARDIO Angela - rel. Consigliere

Dott. SIANI Vincenzo - Consigliere

Dott. APRILE Stefano - Consigliere

Dott. MINCHELLA Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 01/04/2016 della Corte di appello di Messina;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott.ssa TARDIO Angela;
udite le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. MURA Antonio, che conclude chiedendo dichiararsi inammissibile il ricorso;
udito per il ricorrente il difensore avv. (OMISSIS), che conclude chiedendo l'accoglimento dei motiv…

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