Cassazione penale Sez. V sentenza n. 33312 del 9 settembre 2010

ECLI:IT:CASS:2010:33312PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La diffamazione sussiste quando l'agente, comunicando a più persone affermazioni lesive della reputazione altrui, manifesta in modo incontestabile la volontà di offendere l'onore e il decoro della persona offesa, anche in assenza di una prova diretta della condotta diffamatoria, purché le dichiarazioni siano idonee a ledere la reputazione della vittima e non risultino giustificate da un legittimo interesse. Il giudice può valutare la sussistenza dell'elemento psicologico del reato sulla base di elementi indiziari, come il contenuto delle affermazioni ritenute offensive, senza che sia necessaria una prova diretta della coscienza e volontà di ledere l'altrui onore da parte dell'imputato. Inoltre, il giudice non è vincolato da eventuali contrasti o carenze nelle testimonianze, potendo comunque ritenere provata la diffamazione sulla base di un complessivo apprezzamento degli elementi di prova acquisiti, purché la motivazione sia adeguatamente giustificata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. COLONNESE Andrea - Presidente

Dott. DUBOLINO Pietro - Consigliere

Dott. BEVERE Antonio - rel. Consigliere

Dott. SAVANI Piero - Consigliere

Dott. BRUNO Paolo Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

1) CA. GI. , N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 76/2007 GIUDICE DI PACE di CEFALU', del 02/03/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 21/05/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO BEVERE;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Salvi Giovanni, che ha concluso per il rigetto del ricorso.

Udito il difensore avv. Marchese Giuseppe.

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