Cassazione penale Sez. I sentenza n. 6292 del 8 febbraio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:6292PEN

Massima

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Il dolo del tentato omicidio può essere desunto da una serie di elementi sintomatici, quali la micidialità del mezzo usato, la zona del corpo attinta, sede di organi vitali, e la mancanza di motivazioni alternative dell'azione, i quali, secondo le regole di esperienza e l'id quod plerumque accidit, siano ritenuti utili per individuare la direzione teleologica della volontà dell'agente verso la morte della vittima. Il giudizio sull'idoneità della condotta a determinare l'evento morte deve essere compiuto secondo il criterio della prognosi postuma, verificando se, al momento della condotta, fosse comunque probabile il verificarsi dell'evento, tenuto conto delle circostanze conosciute o conoscibili dall'agente. La mancata reiterazione dei colpi dopo la prima coltellata non esclude la configurabilità del dolo omicida, ove sia accertato che, per le modalità operative e per lo strumento utilizzato, l'azione era idonea a causare la morte della vittima. Ai fini della configurabilità dell'attenuante della provocazione, è necessario che sussistano lo stato d'ira, il fatto ingiusto altrui e un rapporto di causalità psicologica, e non di mera occasionalità, tra l'offesa e la reazione, indipendentemente dalla proporzionalità tra esse, purché sia riscontrabile una qualche adeguatezza tra l'una e l'altra condotta. L'attenuante non può essere invocata quando il fatto apparentemente ingiusto della vittima, cui l'agente abbia reagito, sia stato determinato, a sua volta, da un precedente comportamento ingiusto dello stesso agente o sia frutto di reciproche provocazioni. Il giudizio di prevalenza delle circostanze attenuanti generiche deve essere adeguatamente motivato, indicando gli elementi di fatto che avrebbero dovuto condurre a tale esito. L'applicazione della recidiva può essere motivata valorizzando il precedente penale come indicativo di un'indole violenta, ulteriormente "estrinscatasi" nel fatto in esame.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. IASILLO Adriano - Presidente

Dott. SARACENO ((omissis)) - Consigliere

Dott. BINENTI Roberto - Consigliere

Dott. CENTOFANTI Francesco - Consigliere

Dott. RENOLDI Carlo - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 18/5/2017 della Corte di appello di Napoli;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ((omissis));
udito il Pubblico ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale, Dr. ((omissis)), che ha concluso chiedendo la declaratoria di inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza in data 18/05/2017, la Corte di appello di Napoli confermo' la …

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