Cassazione penale Sez. V sentenza n. 17020 del 12 aprile 2013

ECLI:IT:CASS:2013:17020PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così sintetizzato: L'espressione di minaccia e ingiuria, anche se pronunciata in un contesto di rabbia e senza l'intervento delle forze dell'ordine presenti, integra comunque il reato di minaccia e ingiuria, non essendo rilevanti ai fini della configurabilità del reato le eventuali differenze lessicali o di contesto tra la frase effettivamente pronunciata e quella riportata nelle diverse fasi processuali, purché il nucleo centrale dell'accusa rimanga immutato. Pertanto, il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del reato, non è tenuto a dare rilievo a mere sfumature o dettagli marginali, essendo sufficiente l'accertamento della pronuncia di espressioni offensive e minacciose, a prescindere dal contesto in cui sono state proferite.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FERRUA Giuliana - Presidente

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. LAPALORCIA Grazia - rel. Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS) PARTE CIVILE NON RICORRENTE;

avverso la sentenza n. 1/2011 TRIB. SEZ. DIST. di GALATINA, del 16/05/2011;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 10/01/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GRAZIA LAPALORCIA;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. D'ANGELO G. che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. (OMISSIS) ricorre, tramite il d…

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