Il provvedimento di omologazione del concordato preventivo, pur essendo reclamabile ai sensi dell'art. 183, comma 1, L. fall., ha carattere decisorio e non definitivo, essendo idoneo al giudicato, e pertanto è impugnabile con ricorso per cassazione ai sensi dell'art. 111, comma 7, Cost. Tuttavia, il curatore fallimentare che abbia proposto azione revocatoria ordinaria con domanda trascritta nei pubblici registri immobiliari, perdendo successivamente la qualità di creditore per effetto della revoca del decreto ingiuntivo su cui fondava il proprio credito, non ha più legittimazione sostanziale e interesse ad agire, non potendo far valere i risultati dell'azione revocatoria a tutela di un credito ormai definitivamente escluso. Inoltre, la sentenza di accoglimento della domanda revocatoria a tutela di "credito litigioso" non può essere spesa da chi ha perso la qualità di creditore. Pertanto, il ricorso per cassazione proposto dal curatore fallimentare avverso il decreto di omologazione del concordato preventivo, in assenza della qualità di creditore, deve essere respinto per sopravvenuta carenza di legittimazione sostanziale e di interesse ad agire. Le spese del giudizio di cassazione vanno compensate, in considerazione delle circostanze sopravvenute all'instaurazione del giudizio, che hanno determinato il rigetto del ricorso.