Cassazione penale Sez. V sentenza n. 26988 del 11 luglio 2007

ECLI:IT:CASS:2007:26988PEN

Massima

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Il giudice di pace, pur dando atto della deposizione testimoniale concordante della persona offesa e di un teste d'accusa, nonché delle ammissioni dell'imputata circa l'espressione di parole minacciose, non può pervenire all'assoluzione per insussistenza del fatto senza un logico apporto argomentativo a fondamento della decisione adottata, essendo manifestamente illogica la valutazione della testimonianza sulla base di mere congetture circa l'impossibilità per il teste di aver sentito la frase minacciosa, in assenza di elementi probatori che giustifichino tale conclusione. La motivazione della sentenza deve essere coerente e logica rispetto agli elementi di prova acquisiti, senza arbitrarie svalutazioni delle risultanze dibattimentali, al fine di garantire il rispetto del principio di tassatività e determinatezza della fattispecie penale e del diritto di difesa dell'imputato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. NARDI Domenico - Presidente

Dott. ROTELLA Mario - Consigliere

Dott. SCALERA Vito - Consigliere

Dott. BRUNO Paolo Antonio - Consigliere

Dott. DIDONE Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

il 12.11.2006 dal Procuratore Generale della Repubblica di Napoli;

avverso la sentenza del Giudice di pace di quella stessa citta' del 4 ottobre 2005;

nel procedimento penale a carico di:

GA. An., nata a (OMESSO) il (OMESSO);

Letto il ricorso la sentenza impugnata;

Sentita la relazione del Consigliere dr. Paolo Antonio BRUNO;

Vista la memoria difensiva depositata dall'avv. N…

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