L'ordine di demolizione di opere edilizie abusive non deve essere preceduto dalla comunicazione di avvio del procedimento ai sensi dell'art. 7 della legge n. 241/1990, in considerazione della natura vincolata del potere di repressione degli abusi edilizi. Anche a prescindere da ciò, trova applicazione la previsione dell'art. 21-octies della legge n. 241/1990, per cui i vizi di carattere formale, tra cui rientra la violazione dell'art. 7 della citata legge, difettano ormai di capacità invalidante, a fronte della sostanziale invarianza del provvedimento finale e del principio di strumentalità delle forme. L'errore nell'indicazione della particella catastale non inficia l'ordinanza di demolizione di un manufatto abusivo nel caso in cui il destinatario del provvedimento sanzionatorio sia in grado di riconoscersi come tale, di identificarne univocamente l'oggetto e di individuarne la lesività, trattandosi di una mera irregolarità. Il ricorrente che non offre alcuna prova della realizzazione dell'immobile in epoca antecedente al 1967 non può far valere la tesi della "attività edificatoria libera". La valutazione dell'eventuale pregiudizio che la demolizione potrebbe ipoteticamente arrecare ad altre strutture circostanti è questione da rinviare alla fase esecutiva, e non genetica, dell'ordinanza di demolizione.