Il Comune ha l'obbligo di pronunciarsi sull'istanza del privato che segnali l'illegittimità di opere edilizie realizzate mediante SCIA o DIA, anche in assenza di un precedente provvedimento amministrativo, dovendo in tal caso verificare la sussistenza dei presupposti per l'esercizio del potere di autotutela di cui all'art. 19, comma 4, della legge n. 241/1990. L'amministrazione è tenuta a motivare non solo la scelta di procedere all'annullamento, ma anche quella di non annullare, utilizzando i parametri individuati dal legislatore, ovvero la mancanza di interesse pubblico all'annullamento o la tutela dell'affidamento del soggetto la cui posizione sia stata ampliata dall'atto illegittimo. Il terzo controinteressato vanta un interesse pretensivo a che l'amministrazione attivi su suo impulso i controlli cui essa è obbligata in via autonoma, essendo la consolidazione della situazione illegittima irrilevante ai fini della permanenza delle responsabilità connesse alla mancata adozione dei provvedimenti repressivi e conformativi. Pertanto, in caso di inerzia dell'amministrazione, il giudice amministrativo può ordinare l'adozione dei provvedimenti necessari, anche nominando un commissario ad acta in caso di ulteriore inadempimento.