Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'istituto della sospensione del procedimento con messa alla prova, introdotto dalla Legge n. 67 del 2014, non è applicabile ai procedimenti pendenti al momento della sua entrata in vigore, qualora sia già decorso il termine finale previsto dalla legge per la presentazione della relativa istanza. Ciò in quanto tale istituto non costituisce una sanzione penale in senso stretto, ma una forma alternativa di definizione del procedimento, la cui applicazione è subordinata al rispetto di specifici termini processuali tassativamente individuati dal legislatore, senza che sia stata prevista alcuna disciplina transitoria per i processi già in corso. Il principio di retroattività della lex mitior, di cui all'art. 2, comma 4, c.p., non trova applicazione in relazione a tale istituto, in quanto esso attiene esclusivamente alle norme che definiscono i reati e le relative pene, senza incidere sulla valutazione sociale del fatto, la cui illiceità penale rimane presupposto per l'accesso al beneficio. Pertanto, la mancata previsione di una applicazione retroattiva dell'istituto della messa alla prova non si pone in contrasto con l'art. 7, par. 1, CEDU, come interpretato dalla Corte di Strasburgo, né viola l'art. 117, comma 1, Cost.