Cassazione penale Sez. I sentenza n. 4753 del 9 febbraio 2011

ECLI:IT:CASS:2011:4753PEN

Massima

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Il giudice dell'esecuzione, nel valutare l'istanza di applicazione della disciplina della continuazione ai sensi dell'art. 671 c.p.p., deve accertare la sussistenza di un medesimo disegno criminoso unitariamente concepito e deliberato, anche nelle sue linee essenziali, tra i diversi reati oggetto di condanna. A tal fine, non sono sufficienti mere situazioni soggettive, come la contiguità temporale o l'analogia criminogena dei fatti, essendo invece necessaria l'allegazione di elementi specifici e concreti da cui desumere l'effettiva unità del programma delinquenziale. In particolare, la mera circostanza che un reato associativo richieda un certo lasso di tempo per la strutturazione e il funzionamento dell'organizzazione criminale non è di per sé idonea a integrare l'identità del disegno criminoso, dovendo tale valutazione essere effettuata entro i limiti temporali della vita associativa. Inoltre, la piena autonomia tra il reato associativo e i reati-fine, consolidata nella giurisprudenza di legittimità, esclude che la continuazione possa essere riconosciuta sulla base della sola analogia tra le fattispecie delittuose. Il giudice dell'esecuzione, pertanto, nel rigettare l'istanza di continuazione, deve motivare in modo congruo e adeguato, sulla base di una compiuta disamina delle sentenze di condanna, l'assenza dei presupposti per l'applicazione dell'istituto, in particolare l'insussistenza di un medesimo disegno criminoso unitariamente concepito.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. IANNELLI Enzo - Consigliere

Dott. ROMBOLA' Marcell - rel. Consigliere

Dott. BARBARISI Maurizio - Consigliere

Dott. CARTA Adriana - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

Sul ricorso proposto da:

Ad. Al. n. il (OMESSO);

avverso l'ordinanza io maggio 2010 - Tribunale di Prato;

sentita la relazione svolta dal Consigliere Dott. ((omissis));

lette le conclusioni scritte del rappresentante del Pubblico Ministero, sostituto Procuratore Generale della Corte di Cassazione, che ha chiesto il rigetto del ricorso con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.

RITENUTO IN FATTO

1. - Con ordinanz…

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