Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso avverso l'ordinanza di demolizione e il diniego di condono edilizio, ha affermato i seguenti principi di diritto: 1. Le opere abusive realizzate in area vincolata successivamente all'imposizione del vincolo paesaggistico non sono suscettibili di sanatoria ai sensi della legge n. 326/2003, salvo che non si tratti di interventi di modesta entità rientranti nella categoria degli "abusi minori". L'amministrazione può pertanto legittimamente negare il condono edilizio per opere che comportano incrementi volumetrici o di superficie, non configurabili come meri interventi di restauro, risanamento conservativo o manutenzione straordinaria. 2. Per le opere oggettivamente insuscettibili di sanatoria ai sensi della legge n. 326/2003, non è necessario acquisire il parere della Soprintendenza, in quanto tale adempimento risulterebbe del tutto ultroneo. 3. Nell'adottare l'ordinanza di demolizione, l'amministrazione deve svolgere un'adeguata istruttoria, motivando in modo chiaro e puntuale in merito alla natura abusiva delle opere e all'entità delle violazioni contestate, senza limitarsi a richiamare pedissequamente gli atti di accertamento. In particolare, ove l'amministrazione intenda contestare l'ampliamento o la modifica di opere già oggetto di precedenti titoli edilizi, deve verificare con precisione la conformità o meno dei lavori eseguiti rispetto ai titoli autorizzativi pregressi. 4. Qualora l'amministrazione accerti che le opere contestate come abusive sono state realizzate in conformità a precedenti titoli edilizi, essa è tenuta a valutare l'eventuale adozione di un provvedimento di autotutela nei confronti del titolo edilizio originario, anziché disporre la demolizione.