Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'esercizio dell'attività di sparo con armi da fuoco in luoghi privati, anche se non recintati o segnalati come pubblici, non integra il reato di cui all'art. 703 c.p. e all'art. 7, comma 2, della L. n. 895 del 1967 (sostituito dalla L. n. 497 del 1974, art. 14), qualora l'imputato abbia adottato tutte le cautele necessarie per evitare pericoli a terzi, come l'utilizzo di un cavalletto per stabilizzare il tiro, lo sparo dall'alto verso il basso, la presenza di una persona incaricata di segnalare l'eventuale avvicinamento di estranei, e la conformazione geomorfologica e urbanistica del luogo dimostri l'assenza di vie pubbliche o di passaggio preferenziale di fruitori del bosco. In tali casi, il giudice è tenuto a valutare attentamente le deduzioni difensive e la consulenza tecnica di parte, al fine di accertare la natura privata e non pubblica dei luoghi in cui sono stati esplosi i colpi di arma da fuoco, essendo tale elemento fondamentale per escludere la configurabilità del reato contestato.