Cassazione penale Sez. V sentenza n. 39787 del 31 agosto 2017

ECLI:IT:CASS:2017:39787PEN

Massima

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Il giudice di legittimità può applicare l'aggravante di cui all'art. 476, comma 2, c.p. solo se essa sia stata contestata in fatto e riconosciuta dal giudice di merito, non essendo consentita la reformatio in peius. Pertanto, qualora il giudice di appello abbia applicato per la prima volta tale aggravante, senza che essa fosse stata riconosciuta in primo grado, la sentenza deve essere annullata limitatamente a tale profilo, con rinvio ad altra sezione della Corte d'Appello per un nuovo esame. Il giudice di merito, infatti, non può applicare circostanze aggravanti non contestate in fatto, né può procedere ad un nuovo giudizio di bilanciamento tra circostanze senza che tale profilo sia stato oggetto di impugnazione. Il rispetto del divieto di reformatio in peius costituisce un principio fondamentale del processo penale, volto a tutelare l'imputato da un peggioramento della sua posizione processuale a seguito dell'impugnazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PALLA Stefano - Presidente

Dott. GORJAN Sergio - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. FIDANZIA Andrea - rel. Consigliere

Dott. SCORDAMAGLIA Irene - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 24/11/2016 della CORTE APPELLO di MILANO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere ANDREA FIDANZIA;
Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore MARILIA DI NARDO;
Il Proc. Gen. conclude per il rigetto;
udito il difensore avv. (OMISSIS).
Il difensore presente espone le considerazioni e a sostegno della richiesta di accoglimento del ricorso.
A questo punto s…

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