La commissione del reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, caratterizzato da modalità organizzative e transfrontaliere, comporta la presunzione relativa di sussistenza delle esigenze cautelari di cui all'art. 274 lett. c) c.p.p. e la presunzione assoluta di adeguatezza della misura cautelare della custodia in carcere, ai sensi dell'art. 12 comma 4-bis del D.Lgs. 286/1998, che il giudice può superare solo in presenza di elementi specifici, concreti e rilevanti dedotti dalla difesa, idonei a dimostrare l'insussistenza del pericolo di reiterazione del reato. Tali elementi non possono essere costituiti da mere dichiarazioni di uno dei clandestini o dalla mancata prova di una modifica strutturale del veicolo utilizzato per il trasporto, in quanto il giudice può ritenere razionalmente che il reato sia stato commesso attraverso condotte preparatorie e organizzative, anche di dimensione ridotta, compatibili con il trasporto di merce lecita. La valutazione del giudice deve pertanto fondarsi su un complessivo quadro indiziario, che tenga conto del numero elevato di clandestini trasportati, della necessaria predisposizione di spazi idonei al loro occultamento, nonché della possibilità per l'imputato, nell'esercizio della sua attività di trasporti transfrontalieri, di avere ulteriori contatti con i protagonisti del circuito del trasporto clandestino.