Cassazione penale Sez. V sentenza n. 15517 del 15 aprile 2008

ECLI:IT:CASS:2008:15517PEN

Massima

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Il diritto di critica e di libera manifestazione del pensiero trova un limite nel rispetto della reputazione altrui, sicché l'esercizio di tale diritto non può tradursi in espressioni offensive e gratuitamente lesive della dignità di terzi, anche qualora siano mossi da intenti polemici o di denuncia. Il giudice, nel valutare la legittimità di tali condotte, deve operare un bilanciamento tra il diritto di critica e il diritto alla reputazione, tenendo conto della forma espressiva utilizzata, della sua proporzionalità rispetto allo scopo perseguito e dell'eventuale sussistenza di un interesse pubblico alla conoscenza dei fatti. Pertanto, l'imputato non può invocare la scriminante dello stato d'ira determinato dall'altrui condotta, qualora le espressioni utilizzate risultino eccedere manifestamente il limite della continenza e della pertinenza, configurando il reato di ingiuria. In tali casi, il giudice è tenuto a condannare l'imputato al pagamento delle spese processuali e di quelle in favore della parte civile, nonché di una somma a titolo di sanzione pecuniaria.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CALABRESE Renato Luigi - Presidente

Dott. PIZZUTI Giuseppe - Consigliere

Dott. CARROZZA Arturo - Consigliere

Dott. AMATO Alfonso - Consigliere

Dott. SCALERA Vito - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) BI. IV., N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 23/03/2006 TRIBUNALE di L'AQUILA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. SCALERA VITO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Sostituto Dott. CEDRANGOLO O., che chiede dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso;

udito l'avv. MARCHIONNI Paolo di Sa…

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