Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 21388 del 27 maggio 2011

ECLI:IT:CASS:2011:21388PEN

Massima

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Il provvedimento cautelare personale, pur essendo stato legittimamente emesso sulla base di un grave quadro indiziario e di perduranti esigenze cautelari, perde efficacia e determina la carenza di interesse del ricorrente all'esito del giudizio di legittimità qualora, nelle more del procedimento, sia stato revocato o sostituito con una misura meno afflittiva, con conseguente rimessione in libertà dell'indagato. In tali casi, l'interesse all'impugnazione non può essere presunto o ritenuto sussistente in re ipsa, ma deve essere specificamente addotto e argomentato dal ricorrente, anche in relazione alla possibile finalizzazione del ricorso alla precostituzione di un titolo per la richiesta di equa riparazione ex art. 314 c.p.p., senza che tale intento possa essere meramente presunto. Il venir meno dell'interesse all'impugnazione per sopravvenuta carenza di oggetto determina l'inammissibilità del ricorso, senza che il ricorrente possa essere considerato soccombente e debba essere condannato alle spese e alla sanzione pecuniaria.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MANNINO Saverio - Presidente

Dott. GARRIBBA Tito - Consigliere

Dott. PAOLONI Giacomo - Consigliere

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

NI. Il. , nato a (OMESSO);

avverso ordinanza del 30/12/2010 del Tribunale dell'Aquila quale giudice di appello cautelare;

esaminati l'ordinanza impugnata e il ricorso;

udita in camera di consiglio la relazione del consigliere Dott. ((omissis));

udito il Pubblico Ministero in persona del sostituto P.G. Dott. GERACI Vincenzo, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso per carenza di interesse.

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