Cassazione penale Sez. V sentenza n. 21582 del 7 giugno 2010

ECLI:IT:CASS:2010:21582PEN

Massima

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Il falso in certificazione amministrativa e la tentata truffa costituiscono autonome fattispecie di reato, distinte e non riconducibili a mera circostanza aggravante, qualora l'alterazione di un documento, come la ricevuta di un versamento, sia idonea a trarre in inganno i soggetti ai quali il documento deve essere esibito, anche se dotati di particolari competenze e conoscenze, non essendo sufficiente a escludere la rilevanza penale del fatto la mera consapevolezza di tali soggetti circa la possibilità di essere indotti in errore. La confessione dell'imputato in ordine agli addebiti contestati, unitamente agli altri elementi di prova, è sufficiente a fondare il giudizio di colpevolezza, senza che possa ritenersi basato su mere congetture. L'accertamento della responsabilità penale comporta, in assenza di elementi che escludano ogni profilo di colpa, l'applicazione della prescritta sanzione pecuniaria.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. COLONNESE Andrea - Presidente

Dott. DUBOLINO Pietro - Consigliere

Dott. MARASCA Gennaro - Consigliere

Dott. BRUNO ((omissis)) - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

SC. Gi. , n. (OMESSO);

avverso sentenza della corte d'appello di Lecce, sez. dist. di Taranto, in data 29 gennaio 2009;

Sentita la relazione svolta dal cons. Dott. DUBOLINO Pietro;

Sentito il P.G., in persona del sost. Dott. VOLPE Giuseppe, il quale ha chiesto che il ricorso sia dichiarato inammissibile.

RILEVATO IN FATTO

- che con l'impugnata sentenza, in conferma di quella di primo grado pronunciata…

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