Il Tribunale Regionale di Giustizia Amministrativa di Trento, nell'esaminare il ricorso proposto dalla società Gardenia S.r.l. avverso l'ordinanza-ingiunzione del Comune di Monclassico che aveva ingiunto la rimessa in pristino di un'opera abusiva realizzata sulla p.ed. 54 C.C. Presson, afferma che: 1) L'assenza di previsione del manufatto contestato nella concessione edilizia e nella sua successiva variante autorizza a concludere che esso integri un'opera abusiva, in quanto insistente su un asse viario comunale, costituente parte integrante del relativo demanio stradale. Il regime sanzionatorio previsto per le opere eseguite sul patrimonio degli enti pubblici prescrive che debba essere sempre e comunque ordinata la demolizione dell'opera abusiva a spese del responsabile dell'abuso, senza necessità di una specifica comparazione con gli interessi privati coinvolti o sacrificati. 2) Il mero decorso del tempo non basta a far insorgere nel privato l'affidamento sul consolidarsi dell'interesse alla conservazione del bene, né è sufficiente ad imporre una specifica motivazione sull'esistenza di un interesse pubblico attuale prevalente, essendo prevalenti la necessità del rispetto delle norme in materia edilizia ed urbanistica e l'esigenza del ripristino dello stato dei luoghi di un'area destinata a sede stradale. 3) La presenza dello spigolo vivo del muro abusivo, che rende obiettivamente disagevole il traffico veicolare lungo il vicolo in questione e compromette la sicurezza, giustifica la ragionevolezza del provvedimento di demolizione, in assenza di prova di un tacito accordo volto a favorire il transito in ingresso e in uscita dal fabbricato, nonché dell'assunta inagibilità del garage.