La condotta di violenza o minaccia finalizzata a indurre una persona chiamata a rendere dichiarazioni utilizzabili in un procedimento penale, quando questa ha la facoltà di non rispondere, a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci, integra il reato di cui all'art. 377-bis c.p. e non il reato di cui all'art. 611 c.p. Tale fattispecie è configurabile anche quando le condotte di violenza o minaccia non siano rivolte direttamente al collaboratore di giustizia, ma a terze persone a questi legate da rapporti di parentela, affinità o conoscenza, al fine di condizionare il dichiarante. La fattispecie di cui all'art. 377-bis c.p. è un reato proprio, realizzabile solo nei confronti del soggetto chiamato a rendere dichiarazioni utilizzabili nel procedimento, ed è configurabile anche nella forma del tentativo. Pertanto, qualora le condotte di minaccia e violenza siano state poste in essere al fine di indurre un collaboratore di giustizia a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci, la fattispecie concretamente realizzata deve essere qualificata ai sensi degli artt. 56 e 377-bis c.p., e non dell'art. 611 c.p.