Il reato di violenza sessuale ex art. 609-bis c.p. tutela la libertà sessuale della persona, intesa come diritto all'autodeterminazione nella sfera sessuale, a prescindere dalla natura erogena delle parti del corpo coinvolte. Pertanto, il contatto fisico con finalità di natura sessuale, anche se non diretto a zone erogene, può integrare il reato di violenza sessuale qualora risulti lesivo della libertà e dell'integrità sessuale della vittima, in considerazione del contesto in cui si realizza, del rapporto tra agente e vittima, nonché della modalità e della reiterazione della condotta. L'attenuante della minore gravità del fatto ex art. 609-bis, ultimo comma, c.p. può essere riconosciuta solo quando la compressione della libertà sessuale della persona offesa sia stata di lieve entità e il danno psichico arrecato sia stato contenuto, valutati in relazione alla singola vittima e non alla pluralità di soggetti passivi. Il reato di maltrattamenti ex art. 572 c.p. può configurarsi anche in ambiti diversi dalla famiglia, come quello scolastico, quando l'agente abusi della propria autorità e posizione di potere nei confronti di soggetti a lui affidati per ragioni di educazione, istruzione o vigilanza, realizzando una condotta abituale di vessazione e mortificazione psicologica.