Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 23724 del 11 giugno 2008

ECLI:IT:CASS:2008:23724PEN

Massima

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Il provvedimento cautelare, pur se successivamente revocato, può essere oggetto di impugnazione da parte dell'indagato al fine di accertare la sussistenza delle condizioni di applicabilità delle misure previste dagli articoli 273 e 280 c.p.p., in quanto tale accertamento può costituire presupposto per il riconoscimento del diritto ad un'equa riparazione per la custodia cautelare ingiustamente subita. Tuttavia, l'interesse all'impugnazione non può essere meramente ipotetico o astratto, ma deve essere concreto e attuale, manifestato in modo certo e inequivocabile dall'interessato, anche con riferimento all'assenza di cause ostative di cui all'art. 314 c.p.p., comma 4. In difetto di tale espressa e documentata volontà, l'interesse all'impugnazione deve ritenersi venuto meno, con conseguente declaratoria di inammissibilità del ricorso. Ciò vale anche per le censure relative alla sussistenza delle condizioni di applicabilità della misura cautelare, non essendo sufficiente la mera richiesta di trattazione del ricorso, formulata dal difensore, sul presupposto di una futura azione di riparazione per ingiusta detenzione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI VIRGINIO Adolfo - Presidente

Dott. MILO Nicola - Consigliere

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. DOGLIOTTI Massimo - Consigliere

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

DI. CO. Gi., nato a (OMESSO);

avverso l'ordinanza in data 2-1-08 del Tribunale di Napoli.

Visti gli atti, l'ordinanza ed il procedimento;

udita la relazione fatta dal Consigliere, Dott. Vincenzo Rotundo;

Udite le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale, Dott. IACOVIELLO Francesco Mauro, che ha concluso per la inammissibilita' del ricorso.

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