Cassazione penale Sez. V sentenza n. 7325 del 18 febbraio 2015

ECLI:IT:CASS:2015:7325PEN

Massima

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Il giudice di legittimità, nel confermare la sentenza di condanna per il reato di minaccia, afferma che la valutazione della prova testimoniale, anche quando vi siano apparenti incongruenze nelle dichiarazioni della persona offesa, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, il quale può ritenere attendibile la narrazione della vittima sulla base di elementi di riscontro, come la testimonianza di altri soggetti che abbiano percepito il gesto minaccioso dell'imputato, senza che ciò integri un vizio di motivazione censurabile in sede di legittimità. Il giudice di merito, pertanto, può fondare la propria decisione di condanna sulla base di una valutazione complessiva della prova testimoniale, senza che la mancata percezione di una parte della condotta da parte di un testimone possa escludere la rilevanza di altri elementi di prova convergenti nel dimostrare la responsabilità dell'imputato per il reato di minaccia.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZAZA Carlo - rel. Presidente

Dott. LAPALORCIA Grazia - Consigliere

Dott. PEZZULLO Rosa - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza del 29/01/2014 della Corte d'Appello di Roma;

visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;

udita la relazione svolta dal ((omissis));

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale dott. FIMIANI Pasquale che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

Udito il difensore Avv. (OMISSIS).

RITENUTO IN FATTO

Con la sentenza impugnata veniva c…

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