Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 6277 del 21 febbraio 2011

ECLI:IT:CASS:2011:6277PEN

Massima

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Il tentativo di estorsione aggravata dal metodo mafioso si configura quando l'agente, avvalendosi dell'intimidazione derivante dalla sua affiliazione a un'organizzazione criminale, costringe la vittima a compiere atti contrari ai suoi interessi, come l'acquisto di beni a prezzi imposti, prospettandole il rischio di gravi pregiudizi in caso di rifiuto. La minaccia, anche se non esplicita e diretta, può essere indiretta e larvata, purché idonea a ingenerare nella vittima un timore consistente nella paventata previsione di più gravi conseguenze. Ai fini della configurabilità del reato, non è necessaria l'effettiva intimidazione della vittima, essendo sufficiente la potenzialità della minaccia a incutere paura, indipendentemente dall'esito concreto. Inoltre, l'ingiusto profitto perseguito dall'agente non deve necessariamente avere natura economica, essendo sufficiente qualsiasi vantaggio, anche non patrimoniale, che si collega all'utilizzo di uno strumento antigiuridico o di uno strumento legale ma con uno scopo tipico diverso.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SERPICO Francesco - Presidente

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

Dott. MATERA Lina - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

Dott. CALVANESE Ersilia - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1. Ab. Gi. , nato a (OMESSO);

2. Ba. Ca. , nato a (OMESSO);

3. Cu. An. , nato a (OMESSO);

4. Di. Bl. Fr. , nato a (OMESSO);

avverso la sentenza del 28/01/2010 del Corte di appello di Palermo;

visti gli atti, il provvedimento denunziato e i ricorsi;

udita la relazione svolta dal consigliere Dr. ((omissis));

udite le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. SELVAGGI Eugenio che ha concluso chiedendo il rigetto …

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