Il reato di estorsione mediante minaccia si configura anche quando la minaccia non è esplicita e palese, ma è implicita, larvata e indeterminata, purché sia idonea a incutere timore e a coartare la volontà del soggetto passivo, in relazione alle circostanze concrete, alla personalità dell'agente, alle condizioni soggettive della vittima e alle condizioni ambientali in cui questa opera. Ai fini della valutazione dell'attendibilità delle dichiarazioni della parte offesa, non trovano applicazione le regole di cui all'art. 192, commi 3 e 4, c.p.p., che riguardano le propalazioni dei coimputati o di imputati in procedimenti connessi, essendo sufficiente un rigoroso controllo della credibilità oggettiva e soggettiva della deposizione, anche quando essa costituisca l'unica fonte di prova. Il reato di illecita concorrenza con minaccia o violenza di cui all'art. 513-bis c.p. non è limitato ai soli contesti di criminalità organizzata, essendo sufficiente che la condotta si estrinseci in comportamenti minacciosi finalizzati al condizionamento di attività commerciali, con una indiscutibile forza di coartazione ad escludendum, a prescindere dall'appartenenza dell'autore a un'organizzazione criminale.