Il trasferimento parziale di quote sociali in una società di persone, effettuato dal socio accomandatario in assenza del consenso unanime di tutti i soci, ivi compresi gli eredi del socio accomandante deceduto che abbiano accettato l'eredità e manifestato la volontà di subentrare nella società, è valido e non può essere dichiarato inefficace, in quanto al momento della cessione i nuovi soci non erano ancora entrati a far parte della compagine sociale. Pertanto, il socio accomandatario, quale unico titolare del potere gestorio, può legittimamente reintegrare la pluralità dei soci, consentendo così alla società di continuare ad operare, qualora gli eredi del socio accomandante deceduto optino per la liquidazione della quota. Il principio di diritto affermato dalla Corte di Cassazione mira a garantire la continuità operativa della società di persone, tutelando l'autonomia gestionale del socio accomandatario e la stabilità degli assetti societari, anche in presenza di eventi successori che potrebbero altrimenti determinare lo scioglimento della società. Tale principio si fonda sull'esigenza di preservare l'interesse sociale, inteso come interesse collettivo dei soci, rispetto alle posizioni individuali, e di assicurare la funzionalità dell'organizzazione societaria, evitando che vicende inerenti alla compagine sociale possano compromettere la prosecuzione dell'attività d'impresa.