Il giudice può disporre la misura di sicurezza della libertà vigilata con prescrizione della residenza temporanea in una comunità terapeutica, a condizione che le modalità di esecuzione non snaturino il carattere non detentivo della misura, dovendo essere salvaguardati gli spazi di libera autodeterminazione del soggetto sottoposto. La valutazione della pericolosità sociale attuale e concreta del soggetto, fondata su un importante profilo criminologico e sui risultati delle perizie psichiatriche, legittima l'applicazione della misura di sicurezza, anche con prescrizioni stringenti, purché non si traducano in una condizione detentiva incompatibile con la natura della libertà vigilata. Il giudice deve pertanto operare un bilanciamento tra l'esigenza di tutela della collettività e il rispetto della libertà personale del soggetto, adottando le prescrizioni ritenute più idonee a contenere la pericolosità sociale, senza snaturare il carattere non detentivo della misura.