Il dolo omicidiario può essere desunto da un complesso di elementi oggettivi, quali l'utilizzo di un'arma da fuoco carica e idonea a cagionare la morte, l'esplodere di numerosi colpi a distanza ravvicinata verso parti vitali della vittima, la mancanza di qualsiasi azione difensiva da parte della stessa, nonché il proseguimento dell'azione delittuosa anche all'esterno del luogo del fatto, pur in assenza di una reazione della vittima. Tali elementi, valutati complessivamente, possono integrare il dolo omicidiario, escludendo la mera preterintenzione, anche in assenza di una previa pianificazione dell'azione criminosa, laddove l'agente abbia monitorato gli spostamenti della vittima e sia entrato armato nel luogo del fatto. La concessione delle circostanze attenuanti generiche, inoltre, può essere giustificata dalla valutazione di un solo elemento ritenuto prevalente, quale il contesto familiare di degrado in cui è maturato il fatto, senza che il giudice sia tenuto a esaminare tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli dedotti dalle parti. Infine, la rimessione della liquidazione del danno non patrimoniale al giudice civile è legittima quando il giudice penale ritenga che il comportamento della vittima abbia concorso a determinare l'insorgere del movente dell'azione delittuosa, anche al di fuori delle ipotesi di cui all'art. 62 c.p., comma 1, n. 5.