Il dolo eventuale si configura quando l'agente, pur rappresentandosi la concreta possibilità di realizzazione dell'evento lesivo, decide comunque di agire, accettando tale evento come eventuale prezzo da pagare per il raggiungimento del proprio fine. Perché possa ravvisarsi il dolo eventuale, è necessario che l'agente abbia effettivamente previsto l'evento dannoso e che, nonostante tale previsione, abbia deciso di agire ugualmente, aderendo psicologicamente all'evento stesso. Il giudice deve quindi accertare, sulla base di elementi fattuali precisi e non di mere congetture, non solo la rappresentazione da parte dell'agente della possibilità di verificazione dell'evento, ma anche la sua volontà di perseguire il proprio scopo nonostante la concreta previsione delle conseguenze lesive. Ove permanga un ragionevole dubbio sulla sussistenza dell'elemento volitivo proprio del dolo eventuale, il fatto deve essere ricondotto alla colpa cosciente, in applicazione del principio di favore per l'imputato. Inoltre, l'aggravante di cui all'art. 61, n. 11-quinquies c.p. richiede non solo che il fatto sia commesso in presenza o in danno di un minore, ma anche che l'agente abbia avuto effettiva consapevolezza di tale circostanza, non essendo sufficiente la mera idoneità astratta della condizione di minore età a favorire la commissione del reato.