Il giudice di legittimità, nel sindacare la motivazione della sentenza di merito, non deve sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, ma limitarsi a verificare se la ricostruzione dei fatti e l'iter logico-giuridico seguito siano compatibili con il senso comune e non manifestamente illogici o irragionevoli. La mera esistenza di minime incongruenze o di una diversa possibile interpretazione dei fatti non è sufficiente a integrare il vizio di motivazione, essendo necessario che l'illogicità sia percepibile ictu oculi. Inoltre, per la validità della decisione non è necessario che il giudice di merito sviluppi una specifica ed esplicita confutazione di ogni tesi difensiva disattesa, essendo sufficiente che la sentenza evidenzi una ricostruzione dei fatti che conduca implicitamente al rigetto della deduzione difensiva. Infine, il fatto che il giudizio di legittimità debba limitarsi all'esame del solo provvedimento impugnato e non anche degli atti processuali nel loro complesso non integra alcuna violazione del diritto di difesa ex art. 24 Cost.