L'ordinanza di demolizione di opere edilizie abusive è sufficientemente motivata con l'affermazione dell'accertata abusività dell'opera, senza necessità di una specifica valutazione delle ragioni di interesse pubblico o di una comparazione con gli interessi privati coinvolti, in quanto trattasi di atto dovuto e rigorosamente vincolato. Il tempo trascorso dalla realizzazione degli abusi edilizi non può legittimare la conservazione di una situazione di fatto abusiva, né far sorgere un affidamento tutelabile del privato alla conservazione di tale situazione. Anche ove ricorra un rapporto pertinenziale in senso civilistico, la realizzazione di opere con modifica in aumento del volume, della sagoma e delle superfici dell'edificio principale, superiore al 20%, si configura come addizione volumetrica non pertinenziale, assoggettabile al permesso di costruire e non alla denuncia di inizio attività. In assenza di presentazione di domanda di sanatoria ai sensi dell'art. 36 del D.P.R. n. 380/2001 o di domanda di accesso alle previsioni della legge regionale n. 19/2009, il richiamo a tali norme è del tutto inconsistente, atteso che quest'ultima esclude la sua applicazione alle opere edilizie abusive.