La mancata comunicazione all'indagato della facoltà di farsi assistere da un difensore di fiducia o di ufficio in occasione di perquisizioni e sequestri effettuati dalla polizia giudiziaria in flagranza di reato, ai sensi degli artt. 352 e 354 c.p.p., integra una nullità di ordine generale a regime intermedio, che deve essere eccepita dal difensore, a pena di sanatoria, entro il termine di cinque giorni dal deposito degli atti, non essendo necessaria la presenza del difensore per il regolare compimento di tali atti urgenti e non ripetibili. Infatti, l'art. 356 c.p.p. consente che l'assistenza all'indagato possa essere assicurata anche da persona diversa dal difensore, purché eletta dall'indagato stesso, non ricorrendo in tali ipotesi l'obbligo di nomina di un difensore d'ufficio ai sensi dell'art. 97 c.p.p. Pertanto, la mancata comunicazione all'indagato della facoltà di farsi assistere non determina la nullità assoluta degli atti, ma una nullità a regime intermedio, che deve essere eccepita tempestivamente dal difensore, a pena di sanatoria, in applicazione dell'art. 182 c.p.p.