Non e manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale degli artt 15, 21, 25 e 26 della legge 10 maggio 1976 n. 319 relativa alla tutela delle acque dall'inquinamento con riferimento agli artt 2, 3, 9 comma secondo, e 32 della costituzione. Infatti l'art. 15 della legge non prevede uguale trattamento in ordine alla disciplina sugli scarichi fra titolari sprovvisti di autorizzazione (o con autorizzazione negata) e titolari che avevano ottenuto regolare autorizzazione agli scarichi. Analogamente l'art. 21 della legge non prevede sanzioni per coloro che mai richiesero l'autorizzazione agli scarichi, mentre le sanzioni sussistono per chi effettui nuovi scarichi o continui a mantenere lo scarico dopo il diniego o la revoca della autorizzazione. Ugualmente gli artt 2 e 26 della legge contrastano con l'art. 2 della costituzione che richiede lo adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà sociale; con lo art. 9 comma secondo costituzione che tutela il paesaggio inteso anche come habitat; con l'art. 32 della costituzione che tutela la salute come diritto fondamentale dell'individuo e della collettività, perché nella nozione di salute va compresa non solo la malattia già insorta, ma ogni situazione idonea ad agevolare o a determinare l'insorgenza morbosa. (nella specie trattavasi d'inquinamento da residui di lavorazione del marmo nel torrente parmignola).