Il condono edilizio di cui alla legge n. 326/2003 non è ammissibile per le opere abusive realizzate in assenza o in difformità del titolo abilitativo edilizio e non conformi alle norme urbanistiche e alle prescrizioni degli strumenti urbanistici, su immobili soggetti a vincoli imposti sulla base di leggi statali e regionali a tutela degli interessi idrogeologici e delle falde acquifere, dei beni ambientali e paesistici, nonché dei parchi e delle aree protette nazionali, regionali e provinciali, qualora tali vincoli siano stati istituiti prima dell'esecuzione delle opere. La sanatoria è esclusa anche qualora le opere abusive abbiano comportato la realizzazione di nuove superfici e nuova volumetria in area assoggettata a vincolo paesaggistico, sia esso di natura assoluta o relativa, o comunque di inedificabilità, anche relativa. La proposizione dell'istanza di condono costituisce una "confessione irretrattabile dell'abuso denunciato", sicché il privato non può successivamente contestare in sede giurisdizionale la legittimità delle opere realizzate, in violazione del divieto di "venire contra factum proprium".