Il Comune non può adottare misure regolatorie che incidano direttamente o indirettamente sull'equilibrio tra domanda e offerta nel mercato della somministrazione di alimenti e bevande, in quanto ciò contrasterebbe con il principio di libera concorrenza sancito dalla legge n. 248 del 2006. In particolare, la determinazione di un numero massimo di esercizi autorizzabili in relazione alla popolazione residente equivale a stabilire una "quota di mercato predefinita" a favore degli esercizi esistenti, in violazione della normativa sulla liberalizzazione del commercio. I poteri pubblici devono astenersi dall'interferire sul libero gioco della concorrenza, limitandosi a tutelare valori di rango equivalente al principio di libera iniziativa economica, come la sicurezza, la libertà e la dignità umana, ma non la mera salvaguardia di una quota di mercato per gli operatori già presenti. Pertanto, il diniego di una nuova autorizzazione per l'esercizio di attività di somministrazione di alimenti e bevande, fondato su tali criteri di programmazione comunale, è illegittimo.