Cassazione penale Sez. V sentenza n. 48007 del 23 dicembre 2008

ECLI:IT:CASS:2008:48007PEN

Massima

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Il reato di diffamazione richiede la volontà dell'agente di usare espressioni lesive della reputazione altrui, con la consapevolezza di offendere l'onore o la reputazione della persona. Tuttavia, tale elemento psicologico non sussiste quando l'agente, pur rappresentando alle autorità competenti una situazione che potrebbe apparire lesiva della reputazione di altri, non abbia inteso in realtà ledere la loro reputazione, ma si sia mosso in buona fede sulla base di fatti obiettivi, ancorché successivamente risultati infondati. In tali casi, la mera rappresentazione di una situazione alle autorità, anche se poi risultata infondata, non integra il reato di diffamazione, in assenza della volontà di offendere la reputazione altrui.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PIZZUTI Giuseppe - Presidente

Dott. COLONNESE Andrea - Consigliere

Dott. SCALERA Vito - Consigliere

Dott. PALLA Stefano - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) UR. AI. N. IL (OMESSO);

2) UR. MA. N. IL (OMESSO);

3) UR. GI. N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 14/02/2008 CORTE APPELLO di BOLOGNA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. PALLA STEFANO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. CEDRANGOLO Oscar, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;

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