Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 34732 del 26 settembre 2011

ECLI:IT:CASS:2011:34732PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, avendo il possesso di denaro per ragioni del suo ufficio o servizio, se ne appropria indebitamente, commette il reato di peculato, anche qualora non risulti un effettivo ammanco di cassa, essendo sufficiente la mera discrepanza tra i versamenti effettuati e gli incassi giornalieri documentati, la quale integra l'elemento oggettivo della sottrazione. La buona fede dell'agente, desumibile dal suo comportamento collaborativo, non esclude la responsabilità penale, ma può rilevare ai fini della determinazione della pena. Le dichiarazioni rese dall'indagato prima della formale attribuzione della qualità di indagato sono legittimamente acquisite, purché risulti motivatamente che al momento della loro assunzione non erano ancora emersi precisi elementi di reità a suo carico.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AGRO' Antonio - Presidente

Dott. SERPICO Francesco - Consigliere

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

Dott. CONTI Giovanni - rel. Consigliere

Dott. PAOLONI Giacomo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1. Pa. An. , nato a (OMESSO);

2. Ma. An. , nato a (OMESSO);

avverso la sentenza del 07/04/2009 della Corte di appello di Napoli;

visti gli atti, la sentenza denunziata e i ricorsi;

udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Giovanni Conti;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dr. Monetti Vito, che ha concluso per il rigetto dei ricorsi;

udito per i ricorrenti l'av…

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