Cassazione penale Sez. V sentenza n. 45031 del 19 novembre 2012

ECLI:IT:CASS:2012:45031PEN

Massima

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Il delitto di associazione per delinquere di stampo mafioso si configura quando vi sia un accordo tra almeno tre persone, con ripartizione di compiti tra gli associati in relazione alla realizzazione di un programma indeterminato di reati e predisposizione di una struttura organizzativa, anche rudimentale, atta a fornire stabile supporto alle singole deliberazioni criminose. La prova del delitto associativo può desumersi anche dalle modalità esecutive dei reati-scopo, dalla loro ripetizione, dai contatti fra gli autori, dall'uniformità delle condotte, specie se protratte per un tempo apprezzabile. L'aggravante di cui all'art. 7 della Legge n. 203 del 1991 può trovare applicazione anche nei confronti di soggetti non organicamente inseriti in associazioni mafiose, purché il ricorso al metodo mafioso sia accertato con maggiore rigore, costituendo l'unico presupposto che giustifica l'aggravamento sanzionatorio del tutto svincolato dalla esistenza di una associazione. L'accertamento deve essere condotto in maniera oggettiva, tenendo conto del contesto in cui si svolge l'azione, ma soprattutto analizzando il tipo di comportamento posto in essere, alla luce della definizione fornita dall'art. 416-bis c.p., espressamente richiamato dalla citata Legge, art. 7. Deve trattarsi, cioè, di un comportamento idoneo ad esercitare una particolare coartazione psicologica sulle persone, con i caratteri propri dell'intimidazione derivante dall'organizzazione criminale della specie considerata. La giurisprudenza riconosce come in tali casi non sia necessario che l'associazione mafiosa, costituente il logico presupposto della condotta dell'agente, sia in concreto precisamente delineata come entità ontologicamente presente nella realtà, potendo anche essere semplicemente presumibile, nel senso che la condotta stessa, per le modalità attraverso cui si manifesta, sia già di per sé tale da evocare l'esistenza di consorterie amplificatrici della valenza criminale del reato commesso.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GRASSI Aldo - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - rel. Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 150/2012 TRIB. LIBERTA' di CATANZARO, del 16/02/2012;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. GERARDO SABEONE;

sentite le conclusioni del PG Dott. Aniello Roberto, che ha chiesto l'inammissibilita' del ricorso;

udito il difensore avv. (OMISSIS).

RITENUTO IN FATTO

1. Il Tribunale del riesame di Catanzaro, con ordinanza…

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