Cassazione penale Sez. V sentenza n. 15517 del 24 aprile 2002

ECLI:IT:CASS:2002:15517PEN

Massima

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Il reato di falso ideologico commesso da un privato nei confronti di un pubblico ufficiale, di cui all'art. 479 c.p., si configura quando l'agente presenta documenti falsi a un ufficio pubblico al fine di ottenere l'emissione di atti o certificati, anche se non vi sia stata effettiva induzione in errore del pubblico ufficiale. Ciò in quanto l'elemento essenziale del reato è l'aver cagionato, mediante l'uso di documenti falsi, una falsa attestazione da parte del pubblico ufficiale circa la regolarità dei presupposti per l'emissione dell'atto richiesto. Pertanto, il reato di falso ideologico di cui all'art. 479 c.p. si realizza indipendentemente dall'effettivo conseguimento dell'obiettivo perseguito dall'agente, essendo sufficiente il mero tentativo di indurre in errore il pubblico ufficiale attraverso l'esibizione di documenti falsi.

Sentenza completa

L'adita Corte di appello ha confermato la sentenza del Tribunale di Roma, in data 13 febbraio 1998, fra l'altro, di Lo B. B. alla pena di giustizia per il contestato reato di cui agli artt. 81, 479 (anche tentato) e 48 c.p., connessi al conseguimento (ovvero al tentativo di conseguimento) di immatricolazione e di carta di circolazione per autovetture, per le quali erano stati presentati al competente ufficio della M.C.T.C. documenti falsi. E, considerando anche la non chiara portata dei motivi dell'impugnazione, ha considerato che risultanze delle indagini di P.G. e dichiarazioni testimoniali assunte individuano gli elementi probatori univoci e decisivi a dimostrazione della sentenza dei fatti e della correlativa colpevolezza del Lo B., che, col ricorso in esame, denunzia soltanto che ne è derivata violazione della disciplina di cui all'art. 479 c.p.
Il ricorrente adduce, cioè, che nei fatti sono ravvisabili gli estremi del reato di cui all'art. 480 c.p.…

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