Cassazione penale Sez. V sentenza n. 28076 del 26 giugno 2019

ECLI:IT:CASS:2019:28076PEN

Massima

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Il reato di diffamazione commesso mediante l'utilizzo di una piattaforma social network, come Facebook, integra l'elemento oggettivo del reato in quanto la diffusione del messaggio offensivo attraverso tale mezzo è potenzialmente idonea a raggiungere un numero indeterminato o comunque apprezzabile di persone, anche se destinato a soggetti selezionati. L'aggravante della diffusione a mezzo stampa di cui all'art. 595, comma 3, c.p. non è applicabile alla diffusione mediante piattaforma social network, in quanto trattasi di mezzi di comunicazione ontologicamente diversi. Ai fini della determinazione della pena, il giudice deve valutare la gravità complessiva della condotta, tenendo conto dell'intensità del dolo e della gravità del danno o del pericolo cagionato alla persona offesa, senza che l'impugnazione possa limitarsi a una generica affermazione di eccessività della pena inflitta.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. MICCOLI Grazia - Consigliere

Dott. SCARLINI Enrico V. S. - Consigliere

Dott. CALASELICE Barbara - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nata a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 30/11/2018 della Corte di appello di Messina;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott.ssa CALASELICE Barbara;
letta la requisitoria scritta del Pubblico Ministero, nella persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. ANGELILLIS C., che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con il provved…

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