Il reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, di cui all'art. 2, comma 1, del D.Lgs. n. 74/2000, si configura quando il contribuente, al fine di evadere le imposte sui redditi e l'IVA, indica in dichiarazione elementi passivi fittizi, avvalendosi di fatture o altri documenti per operazioni in realtà inesistenti. L'elemento soggettivo del dolo di evasione fiscale può essere desunto dalla sproporzione tra il prezzo di acquisto e quello di rivendita dei beni, dal numero sproporzionato delle cessioni rispetto alle dimensioni del mercato, nonché dall'assenza di pagamenti tra le società coinvolte nelle operazioni. La mancata rinnovazione dell'istruttoria dibattimentale in appello, ove non sia dimostrata l'oggettiva necessità di tale adempimento, non costituisce motivo di censura in sede di legittimità. Ai fini della determinazione della pena, il giudice può legittimamente considerare l'entità dell'evasione fiscale e la non incensuratezza dell'imputato sia per escludere le attenuanti generiche, sia per applicare il reato continuato, senza incorrere in vizi di motivazione.