Il mancato rispetto dei termini di impugnazione di un provvedimento amministrativo definitivo, in assenza di gravi e comprovati motivi di errore scusabile, comporta l'inammissibilità del ricorso proposto avverso il medesimo provvedimento. L'istituto della restituzione nel termine, previsto dall'art. 37 del D.P.R. n. 1199/1971, è di stretta interpretazione e richiede la dimostrazione di una situazione di oggettiva incertezza in ordine a questioni giuridiche o di gravi circostanze di fatto, tali da giustificare il ritardo nell'impugnazione. La mera erronea indicazione dei rimedi giurisdizionali da parte della pubblica amministrazione non è di per sé sufficiente a integrare i presupposti per la concessione della restituzione nel termine, qualora il destinatario del provvedimento non abbia comunque tempestivamente attivato le opportune iniziative per la tutela dei propri diritti. L'impugnazione di provvedimenti meramente preparatori o endoprocedimentali, sostituiti o assorbiti da un successivo provvedimento definitivo, è altresì inammissibile per carenza di autonoma lesività. Infine, l'impugnazione di un provvedimento finale, in assenza di specifici motivi di censura, è parimenti inammissibile per difetto di interesse.