Il Comune è tenuto a pronunciarsi espressamente sull'istanza del privato volta all'adozione di un'ordinanza contingibile e urgente, non potendo opporre il silenzio. L'obbligo di provvedere, sancito dagli artt. 50, comma 5 e 54, comma 4, del d.lgs. n. 267/2000, costituisce un dovere inderogabile dell'amministrazione, a tutela dell'interesse pubblico e della salute e sicurezza della collettività. Il mancato esercizio di tale potere-dovere integra un'omissione illegittima, suscettibile di essere censurata in sede giurisdizionale. L'amministrazione non può sottrarsi all'obbligo di adottare i provvedimenti necessari a fronteggiare situazioni di urgenza e pericolo, anche su istanza del privato interessato, dovendo garantire l'effettività della tutela e la celerità dell'azione amministrativa. Il principio di buon andamento e imparzialità dell'azione amministrativa, di cui all'art. 97 Cost., impone all'ente locale di pronunciarsi in modo espresso e motivato sull'istanza, valutandone la fondatezza e adottando le misure ritenute opportune per la salvaguardia dell'interesse pubblico. Il silenzio serbato in violazione di tale obbligo determina l'illegittimità dell'inerzia, con conseguente possibilità per il privato di agire in giudizio per ottenere l'adozione del provvedimento richiesto e il ristoro dei danni eventualmente subiti.