Cassazione penale Sez. I sentenza n. 6732 del 12 febbraio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:6732PEN

Massima

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Il reato continuato richiede la prova dell'unitarietà del disegno criminoso, che non può essere desunta dalla sola identità o analogia dei titoli di reato o dalla contiguità temporale delle condotte, essendo necessari elementi specifici e concreti che dimostrino l'esistenza di un unico, pregnante e irripetuto proposito delittuoso. La mera abitualità criminosa o la sistematica e contingente commissione di illeciti, pur rivelando una comune spinta motivazionale, non integrano il requisito dell'unicità del disegno criminoso previsto dall'art. 81 c.p. per la configurabilità del reato continuato. Pertanto, il giudice dell'esecuzione, nel valutare l'istanza di applicazione della disciplina del reato continuato, deve effettuare un'analisi concreta e approfondita degli elementi probatori, senza limitarsi a considerare indici sintomatici quali l'identità o l'analogia dei titoli di reato o la contiguità temporale delle condotte, i quali possono al più rivelare una generica abitualità criminosa, ma non l'unitarietà del progetto delittuoso richiesta dalla legge.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GIORDANO Umberto - Presidente

Dott. VECCHIO Massimo - Consigliere

Dott. TARDIO Angela - Consigliere

Dott. BONITO Francesco M.S - Consigliere

Dott. CAPRIOGLIO Piera M. - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 276/2012 CORTE APPELLO di NAPOLI, del 31/01/2013;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. PIERA MARIA SEVERINA CAPRIOGLIO;

lette/sentite le conclusioni del PG di inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Con ordinanza depositata il 18.3.2013 la Corte d'appello di Napoli, in funzione di giudice dell'esecuzione, rigettava l'istanza di applicazione della disciplin…

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