Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 2220 del 17 febbraio 1990
ECLI:IT:CASS:1990:2220PEN
Massima
Massima ufficiale
In tema di interesse privato in atti d`ufficio, per integrare la figura delittuosa di cui all'art. 324 c. p. non sono sufficienti ne` l'illegittimita` dell'atto o la illiceita` del fatto attribuito al pubblico ufficiale, ne` la semplice esistenza di un interesse privato del pubblico ufficiale medesimo. occorre, invece, che il detto interesse privato si manifesti in una effettiva ingerenza profittatrice nello atto della pubblica amministrazione, nel senso che e` necessaria una condotta di strumentalizzazione dell'ufficio per interessi personali o di terzi. Ne consegue che l'interesse privato, inserendosi nella formazione dell'atto amministrativo e determinando una commistione con lo interesse pubblico da perseguire nell'esercizio della funzione, ne inficia l'aspetto essenziale dell'imparzialita` e, quindi, espone ad un potenziale nocumento (pericolo) l'interesse da tutelare mediante la norma di cui all'art. 24 c. p.; esposizione a pericolo (dell'interesse all'imparzialita` dell'azione della pubblica amministrazione) che si verifica non solo quando l'interesse privato si sovrapponga o contrasti con l'interesse pubblico da perseguire mediante tale azione, ma anche nell'ipotesi in cui l'interesse privato coincida con questo. Tuttavia, l'illegittimita` dell'atto, il contrasto tra interesse privato ed interesse pubblico finale, l'illiceita` sostanziale dello interesse privato medesimo possono costituire elementi indiziari per accertare la configurabilita` nel fatto da giudicare del delitto in esame. da vedere: Sen 25/06/1988 7317 sez 6 Pen
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