Cassazione penale Sez. V sentenza n. 9003 del 8 marzo 2011

ECLI:IT:CASS:2011:9003PEN

Massima

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Il diritto di critica, costituzionalmente garantito, deve essere esercitato nel rispetto della correttezza delle espressioni utilizzate, senza trascendere in attacchi personali volti a colpire la figura morale del soggetto criticato, al di fuori di qualsiasi finalità di pubblico interesse. Pertanto, l'utilizzo di espressioni spregiative, inutilmente volgari, umilianti o dileggianti, che attribuiscano al soggetto criticato intenti strumentali o lo qualifichino come incapace di comprendere il significato giuridico di determinati atti, pur in presenza di un contrasto nell'ambito dell'attività amministrativa, eccede i limiti del legittimo esercizio del diritto di critica e integra il reato di diffamazione. Il giudice, nel valutare la sussistenza di tale reato, deve verificare se le espressioni utilizzate, nel loro contesto complessivo, abbiano superato il limite della continenza, oltrepassando la mera manifestazione di dissenso per assumere connotati offensivi della reputazione altrui.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GRASSI Aldo - Presidente

Dott. CARROZZA Arturo - rel. Consigliere

Dott. DUBOLINO Pietro - Consigliere

Dott. ROTELLA Mario - Consigliere

Dott. SANDRELLI Gian Giacomo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) CA. AN. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 3498/2006 CORTE APPELLO di PALERMO, del 12/10/2007;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 08/10/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ARTURO CARROZZA;

Udito il Procuratore Generale, dott. Enrico Delehaye, che conclude per l'annullamento senza rinvio per prescrizione.

Sentito l'Avv. Amato Fausto Maria per la pa…

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