Cassazione penale Sez. I sentenza n. 29789 del 17 luglio 2009

ECLI:IT:CASS:2009:29789PEN

Massima

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Il dolo di tentato omicidio può essere desunto da un procedimento inferenziale basato su elementi esterni e certi, quali il mezzo utilizzato, le parti del corpo attinte, la reiterazione dei colpi e la condizione di inermità della vittima, che, secondo le regole di esperienza, consentono di inferire l'esistenza dell'animus necandi. La legittima difesa, sia reale che putativa, presuppone un'aggressione ingiusta e una reazione necessaria, proporzionata e inevitabile, requisiti che non ricorrono quando l'imputato, pur consapevole dell'assenza di pericolo attuale e concreto per la propria incolumità, decide consapevolmente e volontariamente di aggredire con un'arma da taglio una persona disarmata e immobilizzata, infliggendole ferite in parti vitali del corpo. In tale ipotesi, non può configurarsi nemmeno l'eccesso colposo in legittima difesa, in quanto l'imputato ha agito con piena consapevolezza delle conseguenze letali derivanti dall'utilizzo di un'arma contro una persona inerme.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. VECCHIO Massimo - Consigliere

Dott. DI TOMASSI ((omissis)) - Consigliere

Dott. CASSANO Margherita - Consigliere

Dott. PIRACCINI Paola - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) DE. VA. BA. , N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 18/12/2008 CORTE APPELLO di MILANO;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dr. CASSANO MARGHERITA;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dr. Tindari Baglione, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Il 10 aprile 2008 il gip del Tribunale …

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